Aurum "dalle stelle alle stalle"

Stampa

L'Oro è il metallo più prezioso e ricercato della terra. Può arricchire, far amare, gratificare sotto forma di gioielli, ma può anche far impazzire, far compiere atti violenti contro le persone per acquisirne il possesso. In Omeopatia è diluito, dinamizzato e chiamato Aurum dal latino; tutti i rimedi omeopatici hanno, per convenzione i nomi latini per essere riconosciuti e usati in qualsiasi paese del mondo. 
A livello fisico l'Aurum soffre d'ipertensione arteriosa, vampate, viso arrossato. Può avere alopecia a chiazze. Ha episodi di calo della vista con visione solo inferiore degli oggetti che guarda, glaucoma, distacco della retina. Suppurazione fetida dalle orecchie, e cronica del naso con pus giallo verdastro. Dolori ossei che si aggravano di notte, idrocele, atrofia testicolare, testicoli duri e gonfi. Prolasso uterino, perdite bianche irritanti, disturbi mestruali con gran malinconia. Fame e sete aumentati. Desiderio di caffè ed alcolici. Queste patologie peggiorano con l'aria fredda, stando a testa in giù, col lavoro mentale, in inverno, nel periodo mestruale. Migliorano con l'aria calda, con l'aumento della temperatura, la mattina, in estate. 
Il paziente Aurum presenta un aspetto sanguigno, vivace, irrequieto, ansioso del futuro, attivo, nel lavoro. Può raggiungere incarichi importanti e per questi acquisire ricchezza e fama. È irritabile, autoritario, collerico, non sopporta la contraddizione, si rilassa solo con la musica. 
Purtroppo il suo è un fuoco di paglia. Tanto è sereno nei momenti positivi della vita, così è depresso nei periodi negativi. Soffre di complesso d'inferiorità, ben mascherato dalla posizione sociale raggiunta che lo fa sentire sicuro, ma quando la situazione diventa negativa si nota la sua vera indole indecisa, scoraggiata e paurosa. Abbiamo tanti esempi di persone Aurum tra politici, professori, scienziati, scrittori, gente di spettacolo, che depressi arrivano fino all'estremo gesto del suicidio, non riuscendo a sopportare la perdita di prestigio della loro immagine. Prima erano considerati e si sentivano amati, poi pensano di aver perduto l'affetto dei loro cari, l'apprezzamento dei colleghi e amici, si colpevolizzano per non aver saputo gestire quanto è loro successo, prima erano nelle stelle, ora si vedono nelle stalle. 
Giustifichiamo chi in un momento di sconforto giunge al suicidio solo se la sua è una situazione precaria, di povertà, di miseria, di soprusi subiti, di delusioni profonde, ma siamo esterrefatti quando una persona che secondo i nostri parametri ha avuto molte soddisfazioni dalla vita arriva a compiere l'estremo gesto.