Le Cinquanta ragioni per essere omeopata

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Il dott. James Compton Burnett, scozzese, nacque nel 1840. Dopo essersi laureato in medicina lavorò in un centro d'accoglienza di bambini con raffreddamenti, raffreddori, mal di gola e febbre. I bambini, purtroppo, dopo qualche giorno d'osservazione e cure, passavano inevitabilmente ad altri reparti con malattie più gravi quali pleurite, bronchite, reumatismi o affezioni cutanee dell'infanzia. 
Nonostante le conoscenze mediche di allora, non riusciva a dimetterne subito neanche uno anzi a volte qualche bambino moriva. Fu proprio dopo la morte di un piccolo paziente che, sconsolato, il dott. Burnett si confidò con un collega, affermando che la medicina gli dava solo delusioni e che voleva andare in America a fare l'agricoltore. Questo collega, che lavorava all'Ospedale Reale come Omeopata, gli consigliò di studiare l'Omeopatia e di usarla nel suo reparto. Ne fu talmente entusiasta che dopo anni d'attività come omeopata, quando un collega di medicina allopatica gli chiese se sapeva dirgli cinquanta ragioni per essere Omeopata lui rispose: ”Non solo te le dico, ma te le scrivo”. 

PRIMA RAGIONE 
Il dott. Burnett, nonostante lo scetticismo iniziale, studiò i due volumi d'Omeopatia consigliati dal collega (“Farmacodinamia” e “Terapeutica” del dott. Richard Hughes). Lesse che l'Aconitum era un rimedio per raffreddori e febbri allo stato iniziale. Nel suo studio aveva dell'Aconitum, una pianta peraltro velenosissima. La fece diventare omeopatica e la diede a metà dei bambini ricoverati, mentre curò gli altri con i soliti metodi. Non disse a nessuno che quello era un rimedio omeopatico, perché ancora non era sicuro della riuscita del suo esperimento. I giorni seguenti si accorse che i bambini trattati con Aconitum stavano meglio e poteva dimetterli, mentre per gli altri non cambiava nulla. L'infermiera che lo aiutava aveva battezzato il contenitore con l'Aconitum “la bottiglia della febbre del dott. Burnett”. 
Un lunedì e un martedì non si presentò al reparto. Mercoledì, quando rientrò, l'infermiera lo informò che secondo lei tutti i malati potevano tornare a casa. “Come mai ?” chiese lui. “Dottore”, gli rispose, “siccome lei non è venuto in reparto per due giorni, mi sono assunta la responsabilità di dare a tutti i bambini la sua famosa “bottiglia della febbre”, perché ero stanca di vederla fare esperimenti come tutti i neodottori. Non vedo perché anche gli altri bambini non abbiano il diritto di essere curati col suo rimedio.” “Bene” rispose il dott. Burnett, “da oggi la autorizzo a dare questa pozione a tutti i malati in arrivo”. 
Rivolgendosi al medico allopatico scrisse: “Questa dell'Aconitum è la mia prima ragione per essere Omeopata. Ha lei altrettanta buona ragione per praticare la medicina ufficiale?” 

SECONDA RAGIONE 
Burnett riferì che quando era ragazzo aveva sofferto di pleurite al lato sinistro del torace e rischiò di morire. Da allora, sul lato sinistro era sempre rimasta una sensazione dolorosa sgradevole. 
Aveva consultato vari medici in tutta Europa, senza mai trovare sollievo. Tutti diagnosticavano un'aderenza tra pleura viscerale e parietale (la pleura è composta di due membrane sierose), ma nessuno era in grado di aiutarlo. Intraprese anche cure di impacchi caldi, freddi, umidi, sudorazioni con bagni turchi senza ottenere alcun risultato. Studiando i libri di Omeopatia trovò che il rimedio Bryonia alba aveva affinità per le membrane sierose. Si procurò la Bryonia e la preparò omeopaticamente. Dopo soltanto quindici giorni d'assunzione del rimedio, il malessere pleurico che lo affliggeva da anni era scomparso, e, da allora, non è più ricomparso. 
“Questa è la mia seconda ragione per essere Omeopata” scrisse “e se mai dovessi smettere d'essere riconoscente al vecchio e caro Hahnemann (lo scopritore dell'Omeopatia) per la sua Bryonia, che i suoi fulmini mi colpiscano e soprattutto che il mio vecchio male mi ritorni per ricordarmi la verità del suo insegnamento”.