Neuralterapia o terapia del “secondo dopo”

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La neuralterapia venne scoperta casualmente dai medici tedeschi Ferdinand e Walter Huneke nel 1921. Non riuscendo a curare la sorella, affetta da una cefalea persistente e molto dolorosa, su consiglio di un collega, Ferdinand le iniettò endovena un antireumatico. Immediatamente i sintomi fisici e psichici scomparvero e la sorella si sentì bene per alcuni giorni. Così quando le sopraggiungeva la cefalea si recava da Ferdinand per l’endovena di antireumatico. In assenza di Ferdinand la terapia venne effettuata dal fratello Walter, ma i sintomi non passarono. 
I due confrontarono le confezioni della sostanza iniettata. Si accorsero che Ferdinand, erroneamente, iniettava endovena la preparazione da inoculare intramuscolo. Questa conteneva procaina, un anestetico locale associato per evitare il dolore muscolare dell’iniezione di antireumatico Walter aveva invece inoculato l’antireumatico per endovena che non conteneva procaina. Capirono così che il farmaco efficace era la procaina.
Iniettando infatti procaina endovena (qualche goccia) e nelle zone dolenti, il dolore passava immediatamente, “dopo un secondo”.
La loro fama aumentò e un giorno si recò nel loro ambulatorio una signora affetta da periartrite scapolo omerale (dolore alla spalla), che la faceva soffrire da anni ed era resistente a tutte le terapie cui era stata sottoposta. Anche gli Huneke con la procaina non riuscirono a farle passare il dolore. Quando però la paziente tornò a casa, in un punto di una gamba, dove anni prima aveva sofferto di osteomielite, le si riaprì la vecchia ulcera che si era cicatrizzata.
Ritornò dagli Huneke che ritennero opportuno infiltrare con procaina anche la cicatrice sulla gamba. Immediatamente alla paziente scomparve il dolore alla spalla. Capirono allora che nel corpo esistono “campi di disturbo” che creano delle patologie anche a distanza dalla zona dove sono posti e che se non vengono individuati e infiltrati non si ottiene la guarigione. Questi campi di disturbo sono: cicatrici, denti, tonsille, seni paranasali, plesso genitale, tiroide, linee di frattura, corpi estranei.
Il funzionamento di questa metodica terapeutica è spiegato dal fatto che infiltrando il campo di disturbo, questo diminuisce la sua azione negativa nei riguardi della zona perturbata attraverso il sistema nervoso vegetativo e il collegamento tra gli apparati dovuto alla matrice (lo spazio) extracellulare.. Ripetendo tale terapia per alcune volte il disturbo si annulla del tutto dando la guarigione definitiva.
Per quanto riguarda i denti il paziente deve essere visitato da un dentista che conosca questa metodica. Infatti i denti possono generare vari problemi dovuti per esempio a malocclusione, a mancata fuoriuscita del cosiddetto dente del giudizio, a paradentosi, a danni dalle amalgame usate per le otturazioni.
Nelle patologie croniche o recidivanti è importante che il paziente ricordi quando ha effettuato l’ultima cura odontoiatrica, dato che, oltre alle succitate cause, ogni dente ha degli effetti riflessogeni su uno o più organi ed apparati.